Esperienza peggiore mai capitata. Anzitutto la mattina del nostro arrivo comunichiamo alla signora (non so il suo nome, non si è mai presentata) l’orario di arrivo. Davanti al beb, citofoniamo, niente. Telefoniamo diverse volte, niente. Dopo una decina di minuti di attesa arriva la signora. Ci saluta freddamente, senza chiedere scusa per il ritardo, limitandosi a dire che è dovuta uscire 5 minuti e aveva lasciato il telefono a casa. Vabbè, può succedere, penso. La signora apre il portone, sale per la scala, tutto senza dire una parola (“seguitemi” sarebbe bastato). Arrivati al piano superiore fa i suoi comodi sempre come se noi non ci fossimo e senza dirci che fare coi bagagli. Su mia domanda ci fa sedere per fare il check in. Le chiedo se può indossare la mascherina, precisando che ho dei problemi di salute (anche se non ci sarebbe stato bisogno di precisarlo, visto che comunque nei luoghi chiusi è obbligatoria). Mi guarda come io farei se mi chiedessero le leggi della fisica quantistica, farfuglia “cosa? La maschera?”. Ripeto la richiesta e allora dice “nooo io la mascherina non la posso mettere, non riesco a respirare” e poi il meglio “è proprio una cosa mia, NON LA METTO DA NESSUNA PARTE”. Al che inizio a sentirmi a disagio, oltre che spaventata. Peraltro considerando che mia madre, gravemente asmatica con capacità polmonare ridotta, riesce serenamente ad indossarla, consiglierei alla signora di sottoporsi ad una visita specialistica.
Ci mostra la camera, senza però spiegare alcunché. Le chiedo se dobbiamo sapere qualcosa a proposito dell’uso della cucina, mi guarda come se stessi scherzando. Quindi le spiego che ho l’esigenza di cucinare qualcosa (motivo per cui ho scelto una camera con l’angolo cottura). Allora apre svogliatamente gli armadietti, dice “boh, c’è qualcosa, non mi ricordo cosa”. Inizio a pensare che fosse il suo primo check in. Le chiedo se la stanza dove si fa la colazione è al chiuso. Qui mi guarda con un’espressione di incomprensione, come se avessi fatto una domanda che non c’entrava a niente. Spiego la mia domanda, facendo degli esempi:”è una stanza chiusa, è un terrazzo?” Aggiungo che lo chiedo perché sto molto attenta alla sicurezza causa covid. E qui arriva la parte SURREALE della conversazione. La signora mi dice di stare serena, perché se si sta sereni non succede niente. Mi dice anche che oggi si guarisce da tutto. E capisco che la signora vive in un mondo tutto suo in cui la gente non muore per le malattie (covid a parte) ma guarisce da tutto, così, con la serenità. E vorrei che fosse così, perché significherebbe che le tante persone che conoscevo e che di covid (così come di altre malattie) sono morte si sarebbero potute salvare. E significherebbe anche che la mia sindrome, che mi impedisce di assumere farmaci, potrebbe essere sconfitta con una bella iniezione di serenità. Ma ahinoi questo fantastico mondo non esiste. Poi prende la questione vaccini, dicendo con tono da sfottò “tanto ormai avete fatto il vaccino quindi tutto a posto”. E poi, con veemenza, “non fa niente, è uscito oggi, con la variante non fa niente”. Obiettiamo che la percentuale di copertura dei vaccini contro la variante è sicuramente più bassa, ma comunque sempre meglio di niente. Lasciatici dicendo ognuno la pensa come vuole (ci mancherebbe; ma se ti dico che ho dei problemi di salute la mascherina te la devi mettere per rispetto nei miei confronti, a prescindere da come la pensi, specie se fai questo lavoro e io sono una cliente) torniamo in camera e il disagio che proviamo è indescrivibile. Decidiamo di andar via, cercando un altro posto con incredibile difficoltà. La signora in compenso non ha accennato alla possibilità di rimborsarci, anche se le abbiamo detto che non avevamo neppure usato il bagno per lavarci le mani.
Insomma, un luogo in cui non vengono rispettate le più basilari norme anti covid e in cui il rispetto e l’empatia sono sconosciute