(Scriverò questa recensione in italiano, come desiderato dallo chef).
È un carinissimo Bistrot, gestito con tanto amore, quanto la vanità dello chef.
Lui è un simpatico e vanitoso amante delle pubbliche relazioni, al punto da passare più tempo a raccontare le sue simpatiche e fortunatissime storie di vita con i clienti, che in cucina.
Dalla lingua ammaliante, si presenta al telefono come poliglotta, mantenendo comunque fede al caro accento francese.
Il cliente viene invitato ad "ammirare" le vetrine a temperatura controllata, dove vengono conservate, in maniera composta, salumi, formaggi, foiegrass e tanti tagli di carne interessanti ma "iper-frollati".
Molti, anche troppi i piatti presenti nel menù; optiamo perciò alla magica combinazione "piatto consigliato + piatto sconsigliato + piatto a caso". Arrivano in contemporanea e con tempi super-rapidi i tre piatti;
Il consigliatissimo Cosciotto di agnello confit, al limite della sua vita, dai sentori anomali, con una demi-glace antica e ruffiana;
La sconsigliata Pasta con tonno, pomodoro, olive e capperi arriva scotta e con materie prime scadenti;
La Zuppa di verdure ha due sentori primari: esaltatori di sapidità e tanto pepe, al punto da coprire ogni altro sapore atteso.
Tutti piatti mediocri dunque, come i simpatici racconti dello chef, grande amico della famiglia reale e nemico dei borseggiatori di Phuket. Tutto è stato accompagnato da un calice di vino giovane, al punto che molti zuccheri residui si erano rifiutati di trasformarsi in alcool.
Au revoir mon ami !