Mi chiamo Joel Dalcol e sono un ragazzo che arreca molti fastidi siccome dico quello che penso e non conosco molto bene la sensazione della vergogna, ma Mirko e la sua cameriera hanno evidentemente voluto dare il meglio di se stessi il giorno in cui, io e la mia amica, abbiamo deciso di diventare le loro vittime (avevo paura volessero metterci alla brace pure noi).
Entrando nel locale si entra in una sorta di vecchio spogliatoio da ginnastica reso carino con un mobilio hipsteriano e qualche ficus dalle foglie grandi con dei porta fiori messi sui tavoli il cui interno c’era della natura morta; o foglie di alghe secche, rami, tronchi e spighe appesi senza alcun senso logico (ed estetico) sul soffitto.
Ma prima di pensare male e prima di voler già fare polemica, ecco che arriva quella buffa cameriera (pareva uscita da un film di Almodovar) a farmi capire che sarei voluto uscire subito senza nemmeno aver visto la prima portata, in quanto attraverso la sua eleganza, ha creato un’attesa di almeno 15minuti prima di servire semplicemente l’acqua al tavolo (ho contato solo 9 coperti in servizio, oltre a noi due) e dopo 40 minuti (con un amouse bouche e un tagliolino di sedano rapa già serviti) ho dovuto impormi con la frase:
“adesso vorrei anche bere del vino insieme”
e ho dovuto, inoltre, ribadire per due volte che mancavano tovaglioli e posate.
Inutile dirvi che a quel punto ho tenuto stretto a me l’amore per la mia amica (che ha voluto fare questo esperimento-regalo) perché è stata l’unica cosa che mi ha tenuto seduto alla sedia; ma quando mi sono permesso di dire alla cameriera che la bietola servita mi ha fatto pensare di avere qualcuno che mi prendeva per la testa e che me la sbatteva in un camino spento colmo di cenere e che mi scrollava da destra a sinistra, ecco che mi ha liquidato banalmente con un :
mi dispiace ma non sono d’accordo.
Ribadisco: mi imbarazzo difficilmente, ma non avendo sentito nemmeno un timido “mi dispiace non abbia gradito” ecco che la mia pazienza stava vacillando mica male.
A dare conferma che in quel posto non esiste alcun professionista, amante del cibo e della buona cucina, è stato proprio Mirko che (forse stranito dai piatti che rientravano pieni) ha deciso di tirare fuori il suo coraggio e affrontarci faccia a faccia portandoci l’ennesima fuliggine fatta a piatto.
La cosa imbarazzante è che ha semplicemente portato i piatti al nostro tavolo e ci ha fissato in silenzio a lungo (ed è stato davvero molto imbarazzante credetemi).
Non capendo quale fosse la sua intenzione ho forse intuito che non riuscire ad apprezzare la sua cucina ha creato molti fastidi a quel cuoco che, forse, anziché cuoco è solo un presuntuoso e orgoglioso dei suoi piatti che sono tutto tranne che mangiabili.
L’unico rammarico è per la mia amica che voleva farmi un regalo, ma lei non sa che il mondo della cucina lo conosco da anni ed è un mondo che non mi incanta più.
Il regalo per me (o la coccola) è semplicemente un panino semplice mangiato in un prato ai piedi di un albero con una birra fresca e in compagnia degli amici…costo complessivo: 5 euro
nel 2024 farsi un regalo è:
cucinare a casa propria.
Peccato avere sempre problemi dettati dall’orgoglio.
ps.
la mia amica, che ha più cuore di me, ha anche provato a parlare con Mirko a fine servizio ma si è ritrovata davanti ad un muro di orgoglio che si è arrampicato sulle sue convinzioni come fanno gli stambecchi sulle rocce delle montagne.
Joel Dalcol