Eravamo andati a vedere la sequenza serpentiniti-metagabbri-matabasalti del Monviso, partendo da Crissolo, quindi è quello in cui non è stato.
Il punto è che non si può limitare il concetto di "montagna" e di sua fruizione al solo alpinismo. Fortunatamente, oltre alle pareti impervie che coronano molti massicci, esistono ampie e articolate fasce di alta quota accessibili anche ai comuni mortali.
Di contro a questo aspetto positivo, c'è che anche questa "montagnetta di serie B" presenta - purtroppo - i suoi rischi, e miete le proprie vittime. Quindi anche solo per questo, non va sottovalutata.
Il rischio - enorme secondo me - è di relegare le alte quote escursionistiche al rango di "turismo generico" se non "parco divertimenti", aperto a chiunque decida di avere voglia di farci un giro, perché tanto "è facile", "è per tutti".
Intendo dire che proprio l'atteggiamento elitario di chi sottolinea la superiorità di luoghi di difficile accesso e delle performance dei pochi eletti in grado di raggiungerli con consapevolezza, finisce per stimolare l'emulazione, e trascinare sempre più gente, impreparata e inconsapevole, a improvvisare oltre i propri limiti.
Adesso tutti "vanno in montagna", che significa più o meno le Dolomiti, le Alpette calcaree, i rifugi orientali, e cose del genere, e trovi da tempo ormai su quei sentieri persone impreparate, che non hanno riferimenti topografici, che chiedono consiglio al primo che capita sul percorso, sul meteo, e su dove sono... sono convinti di "andare in montagna" e sono lì perché la "montagna" è di moda: raggiungere il rifugio, sia pure in seggiovia, e farsi la foto in ciabattine davanti a un panorama "mozzafiato" - la parola magica per essere alla moda, ma che appiattisce qualsiasi esperienza o emozione - significa condividere con amici, conoscenti e sconosciuti la propria capacità di trovarsi in posti "estremi", "memorabili", dove non si può non esserci stati.
Se scoprono che quella non è montagna, che la montagna sta "più in su" o "più in là", da un lato avremo contribuito alla lodevole iniziativa di sfoltire il turismo di massa nelle "montagnette", ma dall'altro si finirà sempre più per recuperare col cucchiaino sprovveduti che da un giorno all'altro hanno deciso di affrontare "la vera montagna", perché loro "non sono come gli altri", loro "sì che sanno andare dove vanno solo in pochi".
Non lamentiamoci se poi la funivia arriva in vetta all'Himalaya: più si sbandiera una meta irraggiungibile, "per pochi", e più questa diviene attrattiva per tanti.