Olcio è il nome di un borgo grazioso, situato subito a nord del suo comune, quel Mandello del Lario ai centauri famoso per essere patria della Moto Guzzi. Siamo sul ramo manzoniano del lago di Como “… che volge a mezzogiorno, tra due catene non...interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, …” ramo che nulla ha da invidiare agli altri due, uno più storico e nobile, l’altro più turistico e ampio, unendosi con essi nel formare il “centrolago" dalla bellezza imbattibile.
Lungo la piacevole e tranquilla strada costiera si trova una casa antica, oggi rimodernata internamente e sede di un tipico ristorante lacustre (ma non solo) con tanto di grande spazio esterno quasi “au bord de l’eau” ove pranzare, o cenare, durante la bella stagione: “AQUADUULZA” si chiama e il nome tradisce la sua principale specialità ovvero il pesce di lago, una volta molto più presente non solo sulle sponde lariane.
Erano anni che non transitavo da quelle parti e un’occasione quasi famigliare di martedì 8 agosto mi ha solleticato l’idea di mettere le gambe sotto il tavolo mirando il magnifico panorama. Lasciata l’auto nel vicino e ombreggiato parcheggio pubblico mi avvicino al locale e gentilmente mi fanno accomodare portandomi il menu che noto subito essere coerente con quanto pubblicato sul sito internet, ove però il costo è omesso e non ne comprendo il motivo.
Quando la lista non è sconfinata la probabilità che tutto sia curato aumenta, se poi le alternative sono tutte di mio gradimento la scelta non è semplice; ciò detto ci sono alcuni punti di riferimento che non possono non essere assaggiati. E allora scelgo come antipasto il “misto lago” una volta informato della presenza del “misultin” e del “pes in carpiun” che, a mio parere, insieme al “risott cul pes persic” sono i capisaldi culinari del Lario.
Infatti, a seguire, scelgo il riso in cagnone col pesce persico (scrivessero “ris in cagnun …” al saría mei) che richiama la tradizione dei piatti unici, tipo “oss büs e risott” milanes, della gente lombarda frettolosa e indaffarata (mio padre diceva “chi è svelt a mangiá è svelt a laurá”). Questa però non è solo una scelta del gusto, è una scelta del cuore che riporta ricordi dell’infanzia e della giovinezza.
Salto il secondo perché non serve esagerare e mi pulisco la bocca con un fresco e delizioso gelato gourmet alcolico. Acqua minerale rigorosamente Chiarella, una frizzante bottiglia di pinot nero vinificato in bianco conservato nel secchiello, un pane casereccio molto fragrante, il tutto per poco più di 50 euro, simpatia della gente e panorama compreso, per un pranzo più che apprezzato, senza sfronzoli ma ben curato e con tanta concretezza nel palato.
Vorrei soffermarmi su un carpione di qualità, che si può fare in diversi modi secondo le tradizioni del luogo; vorrei soffermarmi sugli altri pesci presenti nel misto lago, perché lavorati e abbinati molto bene in proposta, senza coprire il sapore di ogni specie: non è vero che il pesce d’acqua dolce ha tutto ugual sapore. “Ottimo e abbondante” si diceva della sbobba al sergente durante la naia; qui però e davvero così, più che un antipasto è una portata completa.
Ma come posso non dire del cagnun cul persic? Avete presente lo stupore di Anton Ego nel primo assaggio della ratatouille del topolino Remy nel famosissimo film di animazione? E il suo viaggio a ritroso nel tempo? Così è stato, perché così questo piatto si fa! Non lo descrivo, ci dovete venire, la semplicità è il suo segreto, ma non tutti son “buoni a farlo”;. Il mio nonno chèf lo pretendeva così ed è piacevole trovare luoghi che tramandano intatta una tradizione tutta lariana.
Una critica, che se non ci fosse parrebbe una recensione finta o a comando: è mai possibile che in un luogo turistico e nella stagione turistica si tenga aperta la cucina solo due ore di giorno e solo due ore la sera, o forse poco più? Quanta tristezza sentir dire a turisti di passaggio “la cucina è chiusa” alle due del pomeriggio! Un modo poco elegante e molto diffuso, che stenta a diminuire dalle nostre parti.
Due chicche finali. Contrariamente ad alcune recensioni ho trovato dolcissima la proprietaria del locale; energica e spiccia, ma gentile e che sa il proprio mestiere: due parole fanno sempre bene. Al servizio c’era un ragazzo del luogo, dinamico e cortese per socializzare un poco; trascorre parte delle sue vacanze guadagnando il giusto compenso (mi raccomando…) per pagarsi gli studi: avendo figlie così non posso che apprezzare augurandogli ogni bene. Ritornerò; cosi è, se vi pare.Più