Decido di cenare al locale, sempre attirato dal concetto di melange di sapori ma combattuto sulla scelta stilistica nella comunicazione pubblicitaria del locale, che strizza un pò l’occhio al vecchio stile che aveva l’Imbuto di chef Cristiano Tomei ma che non funzionava altrettanto bene. Può...sembrare una sciocchezza ma è comunque il primo approccio che si ha con il locale e ne suggerisce in qualche modo una certa intenzione. Ma non ci si sofferma sulle apparenze e quindi mi decido comunque di provare la cucina. La cucina cerca di fondere vari gusti rubati dalle esperienze di viaggio dei proprietari, con quelle più conosciute locali. Non ho trovato nessun piatto “cattivo”, ma ho trovato comunque fossero ancora da ribilanciare meglio. A volte la mescolanza dei tanti ingredienti o la mancata consistente presenza degli stessi fa scomparire al sapore elementi presenti nella descrizione del piatto (polvere di liquirizia ad esempio.. pesto di salicornia..). Rischia di essere più un brillio che attira l’attenzione durante la lettura del menu che non un’ingrediente utile alla costruzione del sapore del piatto. Il personale di sala cordiale e preparato, buono il servizio. Mi sarebbe piaciuto avere anche del pane oltre ai grissini senza doverlo richiedere, sicuramente se l’avessi richiesto mi sarebbe stato portato e sicuramente questa scelta è funzionale al percorso gastronomico che il locale vuole offrire. Ora veniamo a quello che più stona: la sala. Indubbiamente sarebbe meglio avere una divisione più netta tra l’area bar che raccoglie i personaggi di paese, a quella del ristorante che comunque ha una certa audacia nella proposta che avvicina altro tipo di clientela. Più di ogni altra cosa trovo poco apprezzabile la scelta di una così marcata autoreferenzialità dello chef, presente ovunque con stampe che lo raffigurano, ritratti, foto di famiglia. La presenza dello chef dovrebbe comparire sui piatti, non sulle pareti, il viaggio deve essere il mio, con la guida dell chef, non la visione di un album di famiglia di una vacanza che non mi appartiene. In questo traspare quello che vedevo nelle immagini pubblicitarie, una certa autoreferenzialità egocentrica mal mascherata in immagini un pò giocose non troppo ben riuscite (nonostante si appoggino ad una agenzia di comunicazione capace) che sfociano nel trash più che nella simpatia, a differenza del sopracitato “l’Imbuto” di Tomei. In tal senso non aiuta avere in sala fotografie stampate su tela (con stampe di poca qualità magari ordinate su siti di stampa online), affiancate a zone dove sono presenti toni di quadretti di foto di famiglia con un calendario stampato con foto delle vacanze di famiglia, cartoline, ritratti dello chef… il tutto un pò disordinato e non quel disordine stimolante che richiama l’idea di viaggio con le sue chincaglierie. Il suggerimento è quindi di rendere il tutto un pò più funzionale all’idea di viaggio, che è alla base dell’esperienza che si vuole proporre, ma meno “album di famiglia”, così che ognuno possa vivere la propria esperienza e non quella della famiglia dello chef. Ma questa è stata la mia esperienza nel locale, probabilmente altre persone sorvoleranno so molti aspetti e si concentreranno solamente sul menu che ti suggerisce il vino da abbinare ad ogni piatto, i prezzi che sono decisamente buoni in relazione alla proposta offerta ed i piatti che come ho dato, nonostante li trovi ancora da perfezionare e bilanciare, restano comunque apprezzabili.Più