Questa piccola chiesa fu costruita sul finire dell’XI secolo, nelle vicinanze di Porta Vetere (ossia il varco nord delle vecchie mura tranesi) quando la cittadina diventò un punto di approdo importante per i pellegrini e soldati diretti in Terrasanta. L’edificio, allora intitolato a Santa Maria de Russis, fu affidato all’Ordine religioso cavalleresco degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, detto più brevemente “Cavalieri Gerosolimitani”. Sotto questa giurisdizione rimase sino alla metà del XVII secolo (l’ordine era ormai noto come Cavalieri di Malta) quando un fortissimo terremoto sgretolò la chiesetta, assieme alle opere d’arte e agli oggetti di valore in essa contenuti.
Restaurata in stile baroccheggiante, e invertendo la parte anteriore con la posteriore, la chiesetta passò alla Confraternita di San Giacomo di Compostela, che ne cambiò la titolazione in quella attuale. Le calamità tuttavia continuarono a bersagliare l’immobile, che agli inizi del secolo scorso fu sconvolto da un disastroso incendio: andarono così perduti parecchi arredi seicenteschi, mentre altri vennero pesantemente danneggiati. Abbandonato per lungo tempo, l’edificio fu restaurato solo alla fine degli anni ’70 cercando di ripristinarne, ove possibile, l’aspetto medioevale (a scapito delle sovrastrutture barocche del Seicento e del Settecento). Tuttavia la chiesetta negli anni successivi ricadde in degrado; oggi, di fronte all’inerzia delle autorità preposte a farlo, se ne prendono lodevolmente cura un gruppo di volontari residenti nella zona, che l’aprono qualche giorno alla settimana facendo anche da guida ai visitatori.
L’esterno mostra una sobria facciata romanica dai bei mattoni bianchi, un po’ sconnessi e irregolari, ingentilita da decorazioni in pietra. Il portale (di finissima fattura) mostra in basso due piccoli elefanti che sorreggono altrettante colonnine; i capitelli di queste sostengono un animale immaginario e una leonessa col cucciolo tra i denti. Una raffinata cornice lavorata a motivi vegetali racchiude il portone d’ingresso, sopra il quale un’iscrizione ricorda lo status di “chiesa abbaziale” assunto dalla chiesa dopo i restauri seicenteschi. Più in alto si notano piccole sculture a soggetti fantastici e grotteschi, simili a quelle dei bestiari medioevali: alcune di queste, che simboleggiano i mesi dell’anno, erano forse utilizzate in passato come calendario dai contadini analfabeti. Un minuscolo campanile a vela, evidentemente aggiunto in epoca recente, svetta sulla parte sinistra della facciata.
L’unica navata dell’interno, culminante in una piccola abside, mostra un aspetto disadorno e piuttosto degradato: crepe e distacchi d’intonaco impongono la necessità di un generale restauro (ma i soldi, almeno per ora, non sembrano esserci). L’altare maggiore, in stile baroccheggiante, risale al settecento. In una nicchia è emerso di recente un affresco d’epoca bizantina ben conservato. Sulla parete di fondo sono ancora visibili solo tracce di altri affreschi medioevali che in origine decoravano l’ambiente; ulteriori affreschi coevi, altrettanto deteriorati, si trovano nella sacrestia, assieme ad un vetusto fonte battesimale.
La suggestiva cripta, oggi purtroppo chiusa ai visitatori per il pericolo di crolli, conserva da qualche anno quello che si ritiene essere il sarcofago di San Nicola Pellegrino (semileggendaria figura di eremita predicatore, morto a Trani in giovane età intorno all’anno mille). L’immagine del santo è scolpita a bassorilievo sul coperchio del manufatto; le sue spoglie però sono custodite nella vicina cattedrale a lui intitolata.
La Chiesa di San Giacomo sorge ai margini dell’antico quartiere ebraico di Trani (la Giudecca Tranese) caratterizzato da pittoresche viuzze, minuscole abitazioni un po’ cadenti e quattro sinagoghe. La comunità locale è in gran parte d’origine sefardita, perché i loro antenati furono espulsi dalla Spagna al culmine della “Reconquista” (1492) trovando rifugio e accoglienza nella cittadina.