L'edificio a forma di regolare parallelepipedo che pare affacciarsi timidamente su via dei Calzaiuoli, con il suo rivestimento in arenaria color ocra, e isolato rispetto ai palazzi circostanti essendo circondato da vie su tutti i lati, è in realtà una delle chiese più notevoli di Firenze. Nato inizialmente come Loggia del Grano, agli inizi del '400 fu trasformata in chiesa (e lo è tuttora, anche se i piani superiori, dove erano i magazzini, sono stati musealizzati, e comunque la visita a tutto il complesso - chiesa e museo - è a pagamento, tranne la prima domenica del mese): i grandi archi a tutto sesto vennero trasformati in eleganti e raffinate trifore cieche e tra gli stessi vennero inseriti tabernacoli in marmo con nicchie ospitanti statue in bronzo o marmo, realizzate a spese delle corporazioni cittadine, che fecero a gara nell'accaparrarsi gli scultori più famosi del tempo, tra cui Donatello, Ghiberti, Verrocchio, Baccio da Montelupo, Nanni di Banco, Giambologna (la sua fu l'ultima statua a essere qui posizionata); sopra i tabernacoli si trovano poi dei tondi che contenevano lo stemma della Corporazione proprietaria del sottostante tabernacolo: alcuni oggi sono vuoti mentre altri recano delle terrecotte invetriate di Luca della Robbia (quelli vuoti contenevano affreschi che sono andati perduti); i piani superiori sono caratterizzati da bifore in marmo e l'edificio termina con un coronamento di pregevoli archetti pensili. Anche se l'aspetto esterno è di per sé già ragguardevole (peraltro è liberamente visibile, da una porticina su via dei Calzaiuoli, la parte posteriore del Baldacchino dell'Orcagna) la visita interna non va assolutamente persa. La chiesa a due navate al piano terra, con entrata da via dell'Arte della Lana, dov'è anche la biglietteria, è un tripudio di affreschi e vetrate artistiche risalenti tra la fine del '300 e i primi anni del '400 (agli affreschi hanno lavorato diversi artisti tra cui Spinello Aretino, Mariotto di Nardo, Lorenzo di Bicci, Niccolò Gerini, Jacopo del Sellaio, Taddeo Gaddi, Cenni di Francesco); il citato Baldacchino marmoreo dell'Orcagna (del XIV secolo ed ospitante una tavola della Vergine con Bambino tra gli Angeli, di Bernardo Daddi) vi lascerà poi a bocca aperta. Salendo quindi al primo piano, in questo caso l'entrata è dallo scalone del Palazzo dell'Arte della Lana, da cui si passa al primo piano di Orsanmichele tramite un ponte sospeso, si potranno osservare, nel vasto ambiente dalle volte a crociera, gli originali delle statue che un tempo erano poste nei menzionati tabernacoli delle facciate dell'edificio (eh sì, sorpresa: le statue oggi presenti all'esterno sono delle copie !); salendo ancora al secondo ed ultimo piano, dal soffitto ligneo in cui sono state conservate due delle originarie travi portanti lunghe 21 metri, non solo si potranno vedere le statuine in arenaria (peraltro molto rovinate) che fino agli anni '50 si trovavano all'esterno, alla sommità delle colonnine delle trifore, nonchè un affresco staccato, anch'esso in parte rovinato, di Nardo di Cione, ma soprattutto un eccezionale panorama a 360 gradi di Firenze.