Nel 1575 Venezia fu colpita da una terribile epidemia di peste che uccise quasi un terzo dei suoi abitanti. Al culmine del morbo il Senato della città, visti inutili tutti i tentativi per liberarsi dal flagello, pensò di impetrare l’aiuto divino facendo voto di costruire una grande chiesa nell’Isola della Giudecca, da dedicare a Cristo Redentore e da affidare ai Padri Cappuccini. Tra i diversi progetti proposti fu scelto quello di Andrea Palladio, uno dei più illustri architetti della Serenissima. La chiesa fu completata in circa quindici anni da Antonio da Ponte che seguì scrupolosamente i disegni del grande maestro scomparso nel 1580.
Nel rispetto delle regole di semplicità e povertà dei cappuccini (ordine riformato staccatosi dai Francescani) il Palladio concepì un sobrio edificio in stile rinascimentale che anticipa il neoclassico, nel quale gli elementi decorativi ed i materiali pregiati sono ridotti al minimo indispensabile. La facciata, la sola parte ad essere rivestita in marmo, è dominata dal grande portone centrale, ai lati del quale s’aprono due nicchie con le statue di San Marco e San Francesco d’Assisi. Il portone è inserito in un bel prospetto scandito da colonne e pilastri, appena sporgenti dalle pareti. Il timpano triangolare che sovrasta il portone si ripete in alto con dimensioni maggiori, a coronare quasi del tutto la facciata. Al culmine c’è un’ampia terrazza sulla quale s’innalza la statua del Redentore, affiancata da quelle di altri due personaggi. Sul retro della basilica sorgono un’armoniosa cupola e due piccoli campanili di forma cilindrica. Ancora più oltre sorge l’omonimo convento dei Cappuccini, con i suoi tre bei chiostri ed i verdissimi giardini.
L’interno della basilica è a navata unica, sulla quale si aprono ampie cappelle laterali. Le pareti dei vari ambienti sono ricoperte da un semplice strato d’intonaco bianco che valorizza al meglio l’eleganza dell’edificio, rendendola simile a un tempio della classicità antica. La luce solare spiove dalle finestre semicircolari delle pareti. Le decorazioni, mai eccessive, sono realizzate in stucco. Il transetto a tre absidi è posto dopo la cupola. L’unico elemento che sfugge alla generale semplicità dell’interno è l’altare maggiore, avente forma di un ricco ed elaborato tempietto barocco, sovrastato da un gran crocifisso ai piedi del quale ci sono le statue di due santi.
La Chiesa del Redentore custodisce una ricca serie di opere di maestri veneziani del Cinquecento e del Seicento, sulle quali non mi posso dilungare in questa sede. A titolo d’esempio vi segnalo una notevole pala d’altare: il “Battesimo di Cristo” di Paolo Veronese, esposta nella sacrestia.
La peste finì pochi anni dopo l’inizio dei lavori per la costruzione di questa chiesa. In memoria della liberazione dal flagello si celebra da circa cinque secoli, nella terza domenica di luglio d’ogni anno, la “Festa del Redentore”. Nell’occasione, proprio di fronte alla chiesa, si costruisce un ponte di barche che attraverso il Canale della Giudecca collega l’omonima isola con il resto della città.
N.B.) La pagina che Trip Advisor dedica a questa attrazione mostra alcune foto che non ritraggono la Chiesa del Redentore, bensì l’altra intitolata a San Giorgio Maggiore (simile alla prima, ma facilmente riconoscibile a causa del grande campanile). Il fatto può generare equivoci e confusione. Prego, pertanto, i responsabili di Trip Advisor di rimuovere tali immagini improprie.