Tra il corso Garibaldi e via Arenaccia, in Piazza Santa Maria della Fede, è ubicato l’antico cimitero acattolico di Napoli. Ufficialmente denominato “Cimitero inglese”, è popolarmente nato come ‘o Campusanto d’ ’e prutestante.
Se non avessi trovato dei preziosi video su youtube tube dal titolo " ‘o Campusanto d’ ’e prutestante: il cimitero inglese di Santa Maria della Fede a Napoli", non avrei potuto visitare e comprendere la storia e i monumenti di questo angolo di paradiso e tranquillità!
In origine in questo luogo vi era il giardino del monastero di Santa Maria della Fede, che sin dal 1642 era officiato dalla congregazione dei Coloritani, un ramo dell’ordine agostiniano. Quando nel 1751 papa Benedetto XIV soppresse la congregazione, il convento, dove oggi ha sede l’istituto Alessandro Volta, divenne un ritiro per la cura e la correzione delle ex prostitute, alle dipendenze del Real Albergo dei Poveri. Nel 1824, dopo decenni di abbandono, il giardino fu invece acquistato per conto del governo inglese dal console Sir Henry Lushington con lo scopo di farne un cimitero per i cristiani protestanti. Questi infatti, considerati all’epoca eretici e scomunicati, non potevano avere sepoltura nelle chiese cattoliche e venivano sepolti nei giardini di ville private. Poiché l’editto di Saint Cloud, emanato nel 1806 durante il periodo napoleonico e confermato anche con la restaurazione borbonica, vietò le inumazioni all’interno delle città e istituì l’edificazione di cimiteri fuori dai centri abitati, si rese necessario anche per i non cattolici avere un proprio cimitero. E poiché l’iniziativa fu presa dal governo d’oltremanica, esso fu chiamato “cimitero inglese”, ma in esso trovarono sepoltura anche svizzeri, tedeschi, olandesi e italiani che non erano di fede cattolica. Fu concepito come un "hortus conclusus", un giardino cinto da un muro. Questa conformazione molto probabilmente derivò dal giardino monastico che qui sorgeva. Fu ampliato nel 1852 estendendosi verso est fino a via Arenaccia, pur conservando, come divisorio, il muro di cinta originario in cui fu aperto un passaggio, oggi murato, per mettere in comunicazione le due parti. Il cimitero rimase in attività fino al 1893 quando, a seguito dell’urbanizzazione della zona per opera del Risanamento, venne a trovarsi nel cuore di un quartiere densamente abitato. Per questo venne edificato un nuovo cimitero acattolico alla Doganella, fuori dal centro abitato, tuttora in funzione. Il cimitero di Santa Maria della Fede fu chiuso e lentamente finì in uno stato di totale abbandono. Negli anni ’40 del XX secolo, nella parte est (quella dell’ampliamento del 1852) si sistemò un rigattiere e qualche decennio dopo, dopo essere state rimosse le tombe ed i resti che contenevano, su quest’area, sorsero quattro condomini ed altri edifici. In conseguenza di ciò l’estensione del cimitero si ridusse notevolmente, come possiamo vedere confrontando una mappa del 1927 con quella attuale.
Frattanto, nel 1954 il Comune di Napoli aveva acquistato la parte rimanente del cimitero in prospettiva di destinare quel suolo ad altri usi.
Entro il 1980 tutte le salme furono trasferite nel Cimitero Britannico della Doganella.
Nel 2000 l’amministrazione comunale decise di bonificare la parte restante per destinarla a giardino pubblico e, dopo un altro lungo periodo di chiusura ed abbandono, è stato riaperto nell’ottobre del 2022. L’ingresso principale, da poco ripristinato, dà su Piazza Santa Maria della Fede. Altri due ingressi, aperti in anni recenti, danno su via Biagio Miraglia.
Oltrepassato l’ingresso si mostra un luogo arioso e pieno di luce, molto diverso da come era fino a 50 anni fa: avvolta da fitta vegetazione, avremmo visto una vera e propria selva di lapidi, croci e monumenti funerari 2 funebri o meglio cenotafi, dal momento che essi non contengono più i resti mortali. Si può anche ammirare il sarcofago del banchiere svizzero Oscar Meuricoffre, ma il monumento funebre che più degli altri attira l’attenzione è quello della famiglia Freitag: lo stile, tra il barocco e il neoclassico, si ispira alle forme del Canova. Esso rappresenta un angelo che si appresta ad aprire le porte del paradiso. L’immagine dell’angelo fa riferimento ai tre figli dei coniugi Freitag, morti in tenera età (11, 5 e 2 anni) che qui furono sepolti. Il monumento era circondato da una balaustra andata distrutta durante i numerosi decenni di chiusura del cimitero.Il monumento più bello e più importante è quello di David Vonwiller: su un largo basamento circondato da quattro iscrizioni in francese e dagli stemmi del Vonwiller, poggia un cubo a forma di ara romana ornato di bassorilievi. Sul lato principale vi è il ritratto del defunto, mentre nel lato corrispondente del basamento vi è l’epigrafe che riporta il luogo e la data della nascita e della morte. Partendo dal ritratto, a destra vediamo una donna che allatta un neonato ed istruisce un fanciullo, allegoria della patria che genera i sui figli e li istruisce nelle leggi terrene e celesti. A sinistra invece scorgiamo un eroe che si congeda da una donna, allegoria del congedarsi dalla patria per raggiungere una nuova terra. Sul lato opposto un angelo che spegne una fiaccola ed una donna con una corona di fiori tra le mani, allegorie dalla vita che si spegne e della patria in lutto.
Questo cimitero nascosto dell’Arenaccia ci rivela un aspetto poco noto del regno delle Due Sicilie: la presenza di una fiorente comunità di stranieri che molto si adoperò per il progresso industriale, finanziario e culturale del Meridione.