Il 13 novembre mi trovavo a Firenze, la mattinata si presentava uggiosa, con una pioggia battente a intermittenza, ma la malinconia ben presto cedeva il posto alla trepida attesa di una visita agli Uffizi che avevo prenotato alcuni giorni prima. Un'immensa, indescrivibile emozione, quasi da sindrome di Stendhal; il fascino e il "tháuma " a fronte di tanta bellezza. Un tuffo in secoli di Storia e di Cultura, dall'antica Grecia alla civiltà romana, fino allo splendido polo museale con le opere del periodo umanistico-rinascimentale, in una teoria di capolavori che portano i segni incontaminati della genialità dei più noti Giotto, Cimabue, Duccio di Boninsegna, Beato Angelico, Leonardo, Simone Martini, Lorenzetti, Filippo Lippi, Masaccio, Piero della Francesca, Pollaiolo, Botticelli, Luca Della Robbia, Vasari, Caravaggio, per concludere con la meravigliosa sala di Niobe, gli straordinari dipinti di Rubens, Goya, El Greco, Rendbrandt, in un fantasmagorico incontro di ombre e bagliori. Un'autentica apoteosi dell'Arte, in cui si scontrano e si armonizzano l'apollineo e il dionisiaco.