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Questo posto è veramente bellissimo perché è divertente scoprire piante nuove come il mais di Cuzco, il mais azzurro e il grano saraceno. poi li le persone che ci lavorano sono simpaticissime soprattutto il nonno museo e poi la cosa più bella è che a fine giornata ti regalano dei semi di mais e una testa di girasole. …
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Data dell'esperienza: settembre 2019
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Non avevamo mai sentito parlare di questo museo, così quando abbiamo letto su internet che c'erano delle visite guidate ci siamo andati. Quando siamo entrati però nessuno ci ha accolti e non abbiamo nemmeno notato nessuno che avesse l'aspetto di una guida, così abbiamo fatto un giro per conto nostro. Il parco è bello, contiene una zona umida e diverse colture di piante commestibili, oltre ad un'area ancora incolta su cui ci sono alcuni alberi. Purtroppo senza qualcuno esperto che spiega la storia del museo e le finalità del progetto non si capisce granché. Comunque voto 4 palline di incoraggiamento.…
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Data dell'esperienza: dicembre 2018
1 voto utile
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Ho scoperto l'esistenza di questo insolito "museo" andando, con mia moglie, domenica scorsa agli eventi del FuoriOrticola alla adiacente Villa Lonati. Qui abbiamo trovato l'indicazione per il Museo Botanico, situato dall'altra parte della via, dedicata a Rodolfo Margaria, che fu mio professore di Fisiologia Umana quando studiavo Medicina. Entrati nel recinto, di 24.000 mq, che ospita il museo, ci siamo trovati davanti a un insieme vivente di vari ecosistemi della Pianura Padana, sia spontanei che agricoli. Il museo si divide in diversi settori: il labirinto dei cereali e del mais, il frutteto dei patriarchi (che ospita 26 specie arboree da frutto e non), il percorso d'acqua e di terra ( con canali a circuito chiuso, punti di osservazione sotto il livello del terreno e dell'acqua, centinaia di specie spontanee), la zona che attira insetti impollinatori, l'edificio polifunzionale per eventi ed attività. Il Museo, aperto dal 2015, è dedicato ad Aurelia Josz, fondatrice della prima scuola agraria femminile di Milano (dapprima presso l'Orfanotrofio delle Stelline, poi trasferita qui a Niguarda) e uccisa ad Aschwitz dove era stata deportata perchè Ebrea. L'ingresso è gratuito e il museo è tenuto aperto solo grazie all'opera dei volontari. encomiabili, ma che garantiscono l'apertura un solo pomeriggio domenicale al mese, esclusi gennaio, febbraio e agosto, anche con un ricco programma di giochi, laboratori, incontri, visite guidate e iniziative varie. Assolutamente da scoprire; nelle vicinanze transitano il tram 4 e il bus 83; non lontano il capolinea del tram 5.…
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Data dell'esperienza: maggio 2018
2 voti utili
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