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Il museo non è grandissimo ma disposto in modo architettonico molto particolare e permette al visitatore di entrare interattivamente in contato con gli spazi e , i suoni le luci filtranti dando modo di interpretare i sentimenti che gli Ebrei avevano provato durante la persecuzione. Notevoli sensazioni trasmette lo spazio aperto chiamato "Giardino dell'esilio" dove una selva di pilastri scuri posti su un piano inclinato evoca incertezze e instabilità fisica ed emotiva.…
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Data dell'esperienza: ottobre 2019
3 voti utili
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Questo museo è stato progettato dall'architetto Daniel Libeskind figlio di due ebrei polacchi sopravvissuti all'Olocausto, con lo scopo non tanto di esporre la collezione la museo, quanto di raccontare la storia degli ebrei tedeschi per mezzo di simbolismi non sempre di facile comprensione. Il museo non ha un ingresso dalla strada, ma vi si accede passando dal Berlin-Museum, questo per evidenziare il collegamento tra la storia ebraica e quella tedesca. Il percorso si divide poi in tre assi che rappresentano i diversi destini del popolo ebraico: l'asse dell'Olocausto che porta alla torre dell'Olocausto; l'asse dell'Esilio che conduce al Giardino dell'Esilio e infine; l'asse della continuità che rappresenta il permanere degli ebrei in Germania nonostante l'Olocausto e l'Esilio. La torre dell’Olocausto è una struttura completamente vuota, non climatizza, in cui la luce entra solo da un’apertura posta in alto, la sensazione è quella di trovarsi dentro un grande camino. In una mia visita precedente ho avuto la possibilità di rimanere qui in solitudine per qualche minuto ed è stato toccante. Il Giardino dell’esilio è un’area esterna con 49 pilastri il cui il piano di calpestio è inclinato, di modo che, camminando tra i pilastri, si provi la sensazione di mancanza di equilibrio. L’architetto ha voluto così far percepire al visitatore la stessa sensazione di straniamento e disagio sentita dagli ebrei esiliati. Per comprendere tutto ciò e molti altri elementi che caratterizzano l’edificio è indispensabile l’audioguida ma ancor meglio è partecipare ad una visita guidata. Si viene talmente sopraffatti dalla complessità dell’edificio che la collezione del museo, per la verità non molto vasta, viene messa in secondo piano. L’opera (e intendo l’edificio) lascia una sensazione di cupezza e claustrofobia da cui non è facile liberarsi. L’ideale per riprendersi dopo la visita è passeggiare tra le vie di Kreuzberg, il quartiere è così alternativo e multietnico che riesce a esorcizzare i fantasmi del passato. a…
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Data dell'esperienza: settembre 2019
2 voti utili
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Incentrato sulla multisensorialità, è un museo che si presta ad una propria interpretazione. È certamente toccante ed evocativo. Sarà anche poco informativo, ma chi non conosce l'olocausto e cosa hanno vissuto gli Ebrei? Quello che dà questo museo diversamente da altri è degli spunti di riflessione emotiva. Istruire facendo provando emozioni è una trovata molto originale, è lo scopo che l'architetto si prefiggeva e che secondo me raggiunge in pieno. Sono uscita da questo museo più ricca e consapevole. Consiglio vivamente di visitarlo dotati di audioguida, perché senza non si possono comprendere gli artifici architettonici impiegati per stimolare il visitatore, colpirlo nell'anima e trascinarlo a riflettere. Il prezzo del museo è irrisorio, io ho pagato 6 euro con una "welcome to berlin" card di 3 gg. …
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Data dell'esperienza: febbraio 2020
2 voti utili
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Un percorso toccante che senza tanta retorica fa toccare con mano gli orrori dell'olocausto. Emozionante
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Data dell'esperienza: gennaio 2020
2 voti utili
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Durante il nostro soggiorno a Berlino io e la mia ragazza siamo stati in questo museo ed è stata un'ottima scelta. Un'esperienza molto emotiva, strutturata molto bene facilitata dall'audioguida in italiano. Da fare assolutamente. Peccato che per motivi di restauro una parte del museo era chiusa. Mi aspettavo di non pagare il prezzo intero visto che non ho visto il museo per intero. …
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Data dell'esperienza: gennaio 2020
2 voti utili
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