In occasione del safari di tre giorni nei parchi Tsavo– Amboseli ho voluto caparbiamente alloggiare, seppur da sola, una notte al Voi Safari Lodge, , Hotel ricavato interamente nella parete rocciosa a picco sulla sottostante savana del Tsavo, perché mi colse una percezione che proprio lì avrei trovato quell’ apertura dell’ anima da riportare in Italia come souvenir.
Ma mai avrei immaginato la sensazione d’immenso che mi avrebbe trasmesso l’ essere in piedi, immobile, sull’estrema penisola sopra il vuoto a dominare dall’ alto quel panorama, una vera emozione.
Eravamo partiti da Watamu all’alba e dopo aver percorso le piste del Tsavo in lungo ed in largo ero arrivata alle 18,30 all’ hotel, frettolosamente la guida diede la mia prenotazione alla reception, che si raggiungeva scendendo una larga gradinata, tra due colonne di pietra rossa e una sovrastante insegna che riportava il nome dell’hotel, e mi salutò, sarebbe tornata a riprendermi alle 6 della mattina dopo.
Rimasta sola mi guardai intorno.
Gli alberi all’esterno dell’hotel erano popolati da una famiglia numerosa di simpaticissimi babbuini che, abituati al turista, si intrattenevano placidamente con i loro cuccioli, per farsi fotografare, oppure si divertivano a rincorrersi tra i rami o sul tetto.
Seppi poi che era consigliato, come unica precauzione, non lasciare aperte le finestre nelle camere, perché erano animali molto forti e curiosi e se ben motivati riuscivano a staccare le griglie di protezione, per entrare a rubare le cose che li attraevano.
Capitò alla coppia francese che alloggiava nella stanza dopo la mia, per fortuna io non reputai saggio d’istinto, aprire le finestre, inoltre essendoci l’aria condizionata stavo già bene così.
La mia camera a prima vista era abbastanza curata per quanto si capiva subito che l’hotel aveva i suoi annetti, una nota dolente da confessare, gli asciugamani completamente lisi e sfilacciati dall’usura.
Comunque buono per la qualità del sonno e per gli altri confort.
Il personale gentile e accogliente, il cibo buono e abbondante, servito a self service, disposto con arte, su una tavola ricca di sculture di animali in legno e drappeggi di stoffe coloratissime,
I primi piatti conservati caldi in contenitori d’ acciaio con coperchio scorrevole, dolci enormi, frutta in abbondanza e quanto di meglio si poteva desiderare.
All’interno la sala da pranzo arredata con cura in puro stile africano, tre simpatici suonatori vestiti con abiti tradizionali suonavano musiche tribali, per rallegrare l’attesa.
L’esterno si presentava arricchito da meravigliosi salottini ricavati dalla nuda roccia dove terminato di mangiare andai a sorseggiare un drink godendosi un panorama mozza fiato.
Proseguendo la visita all’esterno, percorsi a scendere un sentiero che passando tra meravigliose piante, tra lucertoloni verde smeraldo con la testa arancione e enormi scarabei neri, grandi quanto bomboloni, confesso faticai a rassicurarmi, ma garantisco…. totalmente innocui, arrivai alla romantica piscina ed infine al Bar Belvedere.
Finalmente raggiunsi il punto più estremo dal quale potei scorgere nitidamente, , il meraviglioso blù cobalto dei sottostanti laghetti, incastonati nel giallo oro della terra del Tsavo.
Da quell’altezza seguii, protetta e non vista, logicamente munita di cannocchiale, tutti i movimenti degli animali mentre si accostano all’acqua per abbeverarsi, o si aggiravano tra gli alberi nella ricerca della rilassante ombra, rivelandomi ignari un magico scorcio di vita della savana.
Oltre…… si estendeva a vista d’occhio…. l’immensità.
Quei colori, lo sguardo che poteva spaziare all’infinito, quel profumo di libertà, sono rimasti incisi nella la mia mente e anche ora chiusa tra quattro monotone mura, in una grigia giornata di pioggia, questo ricordo resiste a rallegrarmi il cuore.